Di emergenze, armi biologiche e altre amenità del presente

La notizia della scoperta di decine di laboratori per la guerra biologica in Ucraina aveva fatto immediatamente sorgere in me un’ovvia domanda: quanti altri laboratori di quel genere ci sono in Italia e nel mondo? E dove, di preciso?

Inutile cercare nel web le risposte perché non se ne trovano (segreto militare…).
Anzi, nel sito della Rappresentanza permanente d’Italia alle Nazioni unite troviamo affermazioni quali:
La Convenzione sulle armi biologiche (Convention on Biological Weapons – BWC) vieta lo sviluppo, la produzione e la detenzione di armi batteriologiche (biologiche) e tossiniche (virus, batteri, microrganismi, spore, tossine) e impone la distruzione degli stock esistenti. Entrata in vigore nel marzo 1975, essa è il primo trattato multilaterale che vieta la produzione e l’utilizzo di un’intera categoria di armi. A oggi è stata ratificata da 183 Stati e firmata da altri 4
oppure
Per l’Italia, che considera la BWC uno strumento fondamentale per il divieto della produzione, sviluppo, acquisizione e utilizzo di agenti biologici e tossinici come armi di distruzione di massa, l’universalizzazione della Convenzione e il suo rafforzamento, soprattutto sul versante della sua applicazione da parte dei Paesi membri, costituiscono delle priorità
o, ancora,
Infine, l’Italia è particolarmente impegnata nell’assicurare un appropriato monitoraggio e valutazione degli sviluppi tecnologici e scientifici in campo biologico suscettibili di avere impatti negativi sull’attuazione della Convenzione.

Eppure se si scava un po’ a fondo, le cose non stanno proprio così. Anzi!
Senza farla lunga, vi invito caldamente ad ascoltare l’intervista a J. Tritto sulle “Chimere emergenti” pubblicata da Ovalmedia, che dà risposta a queste e a tante altre domande.

Ora diventa chiaro che l'”emergenza sanitaria”, inventata di punto in bianco col pretesto del covid-19, era in realtà una emergenza bellica.
D’altra parte lo ha dimostrato anche il susseguirsi di generali della Nato – Figliuolo prima e Petroni poi – alla carica di “Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19 e per l’esecuzione della campagna vaccinale nazionale”.
Se di guerra si tratta ci vogliono i generali, mica i medici!

Alcuni giorni fa sono stata invitata da un gruppo di studenti contro il green pass per parlare del paradigma scientifico riduzionista, di cui qui potete ascoltare l’intervento iniziale (molte altre cose sono state dette nel corso del dibattito, non registrato).

Come sempre, quando ho spiegato che secondo me il problema non è tanto il green pass quanto lo stato d’emergenza di cui quel lasciapassare non è che un corollario come corollari ne sono stati il lockdown, il coprifuoco, la militarizzazione e tutte le altre vessazioni più o meno belliche cui siamo stati sottoposti per oltre due anni delle nostre preziose vite, ho notato degli sguardi perplessi. Ancor più perplessi nel momento in cui ho spiegato come, a mio parere, dietro le quinte ci sia sempre la guerra.

Eppure non un complottista-terrapiattista ma uno scienziato come Tritto ci spiega con dovizia di particolari, di fondo, la stessa cosa: tra guerra e pandemia non c’è soluzione di continuità. E, soprattutto, non è che l’inizio.

Non mi dilungo oltre.
Preferisco lasciare che ciascuno e ciascuna provi a ragionare – malgrado le torride giornate che l’incazzatissima natura ci sta ‘regalando’ a monito – su cosa significhi deterrenza batteriologica e che implicazioni abbia sulla nostra salute e sulla nostra esistenza nel suo complesso.
E, auspicabilmente, decida che è ora di mobilitarsi per l’uscita dell’Italia dalla Nato e dalla colonizzazione statunitense. E anche per lo scioglimento della Nato. Perché no?!

Ecco a voi i destinatari delle armi occidentali!

In tempi non sospetti – era il lontano 2016 – quando tutti/e se ne fregavano altamente della pulizia etnica in atto nei territori della cosiddetta ‘Ucraina orientale’, Oliver Stone(*) ha ricostruito la storia dei nazisti e dei neonazisti ucraini. Vi invito caldamente a prendere visione del suo documentario Ukraine On Fire, perché è bene essere consapevoli che tra un po’ avremo a che fare con costoro e con i loro sodali da tutta Europa, armati fino ai denti dai governi occidentali.
E vedremo se, a quel punto, i negazionisti nostrani che oggi li comparano ai partigiani si decideranno a dissotterrare gli – ormai arrugginiti – sten.
Per altro, pare che anche Israele si stia facendo un paio di domande al riguardo…

Dopo aver guardato questo documentario, vi consiglio anche la visione della terza parte dell’intervista a J. Tritto (qui avevo pubblicato le precedenti due parti), per aver chiara la direzione verso cui ci stanno portando a grandi passi i nessi tra scienza, guerra e dominio del capitale.

In ultimo, per farvi riprendere respiro e voglia di lottare, vi invito a leggere un post degli studenti udinesi contro il green pass.
A me ha scaldato il cuore verificare che ci sono ancora giovani menti critiche e pensanti, malgrado il lavaggio del cervello propinato nei decenni recenti in tutte le scuole di ogni ordine e grado!

(*) Dissuado pacifinti e femmifinte dal mandarmi commenti sulle recentissime dichiarazioni di O. Stone, perché questo non è un post su di lui ma sullo stato di cose esistenti.

È andato tutto bene… ai signori della guerra!

Nel periodo natailzio, si sa, è d’uso giocare a tombola e come potevano sottrarsi a questa italica tradizione i ‘nostri’ governanti? E allora… vai coi numeri pescati a caso e scientemente affibbiati a questo e a quella, rivedendo le quarantene in base all’ormai consolidato sistema premi/punizioni! Più sei stato/a obbediente, più sei libero/a di contagiare. WOW!

O forse c’è ancora qualche anima ingenua che continua a credere alla favoletta dell’immunità vaccinale malgrado i dati sulla contagiosità dei bi-tri-quadri-vaccinati? D’altra parte questi stessi dati scompaiono nel fetido magma della datolatria ormai dominante, con buona pace perfino del dubbio metodico cartesiano.

Frugando nella mia memoria politica alla ricerca di qualcosa di equivalente all’attuale non volontà dei polloi di vedere l’ovvio, di esempi ne ho trovati a iosa (e chiunque, d’altra parte, se dotato/a di senno ne troverebbe). Ma più di tutti mi è parso calzante quello risalente all’epoca del movimento contro la guerra, quando era praticamente impossibile cercare di ragionare con i polloi di allora – succubi del discorso guerrafondaio dominante – sulla pericolosità della corsa ad armarsi e riarmarsi con strumenti e tecnologie sempre più sofisticati. In quella corsa sfrenata i polloi vedevano sicurezza: «Più ci armiamo fino ai denti, più faremo paura al nemico e, quindi, saranno le armi a garantirci la pace», ripetevano come un mantra.

Non mi soffermo sugli esiti catastrofici di questo s/ragionamento: sono lì da vedere. Ciò che mi interessa rammentare è la presa che tale s/ragionamento ebbe su tante – troppe – menti. Nei decenni successivi la ricerca bellica si è sempre più affinata, anche grazie ai fiumi di denaro che vi vengono investiti, e la menzogna – tanto in voga all’epoca – del confine tra uso civile e uso militare della ricerca non è mai stata del tutto smascherata.

Le nanotecnologie, tanto ammirate, ne sono un esempio lampante. Ma non è di questo che voglio, ora, scrivere, né di transumanesimo. Voglio invece lasciare la parola a chi, muovendosi sull’effimero quanto mistificato confine civile/militare, in una intervista di alcuni giorni fa ha detto chiaramente come stanno le cose e quale orizzonte si vada profilando. E lo faccio perché spero che almeno quelli/e che quarant’anni fa volevano fare – o dicevano di voler fare – “guerra alla guerra” anziché considerare nemico chi non si è vaccinato/a ritrovino una briciola di senno e si oppongano a chi tiene militarmente in pugno le nostre vite col pretesto della ‘sicurezza’ mentre continua allegramente a devastare micorcosmo e macrocosmo.

AGGIORNAMENTO: il 24 gennaio è stata mandata in streaming la seconda parte dell’intervista a J. Tritto. Potete visualizzarla qui.