Il vero 25 aprile dei sionisti

«Ti devono stuprare anche a te». Questa frase, urlata da un sionista in piazza oggi a Roma a una militante antifascista, corona tutte le schifezze dette e scritte nelle ultime settimane a proposito del “25 aprile di tutti”. Schifezze prodotte dalla nefasta logica dell’equidistanza che da alcuni decenni è impegnata nello svuotare di senso l’antifascismo – quello vero – ereditato dalla Resistenza.

Non c’è altro da aggiungere al riguardo se non ricordare il 25 aprile sionista del 1948, premessa di tutto ciò che sarebbe avvenuto nei decenni seguenti nei territori palestinesi, fino all’attuale genocidio.

Le righe qui sopra sono tratte dall’importante libro di Suad Amiry Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea (2020; pp. 127-128), per la cui stesura la scrittrice palestinese raccolse, nel 2018, le testimonianze di due testimoni della Nakba – Shams e Subhi – che sarebbero poi diventati i protagonisti di questo suo romanzo storico. Un romanzo nelle cui pagine troviamo anche l’ennesima prova delle responsabilità e complicità britanniche nell’occupazione sionista dei territori palestinesi, di cui qui sotto do un ulteriore ‘assaggio’ (pp. 34-35), invitandovi caldamente alla lettura dell’intero romanzo. Per non dimenticare.

La Palestina è una donna col volto di Anaam…

Anaam, 90 anni. Spossessata dalla sua casa e sfollata dal suo villaggio nel 1948. All’età di quindici anni, durante la creazione dello Stato di Israele. La sua infanzia è sparpagliata in città lontane come ricordi sbiaditi. Ha conservato la chiave, sperando di tornare a casa sua un giorno. Non l’ha mai fatto.

Con queste poche righe in rete qualcuno ha commentato la seconda Nakba di Anaan (e della Palestina!), effetto del colonialismo sionista e della sua atroce pulizia etnica in atto da più di settant’anni.

Pochi anni prima di morire, Edward Said scriveva con lucidità in un articolo:

[…] Quel che avvenne nel 1948 è storia vera, una concretissima conquista, una reale espropriazione di un intero popolo. Fino a che tutto ciò non verrà riconosciuto non ci potrà essere pace, anche se le attuali leadership arabe hanno deciso di dimenticare il passato. E quando tutto ciò che è stato cancellato tornerà sulla scena imporrà un bilancio che non possiamo oggi immaginare […].