Ma che vadano a zappare!

In vista del dibattito parlamentare che si è tenuto ieri sull’agricoltura biologica, alcuni giorni fa è apparso nel mainstream un articolo di Giorgio Parisi in cui le norme sull’agricoltura biodinamica sono definite “assurde e incostituzionali”.
Di articoli contro l’agricoltura biodinamica – accusata di “magia” o “stregoneria” – il mainstream abbonda, ma la furia di Parisi si è scatenata, in quell’articolo, anche contro le terapie antitumorali antroposofiche con il vischio (per altro vietate in Italia ma utilizzate con successo in altri paesi): «Come siamo arrivati a questo punto? Il nostro Parlamento ha una passione per le teorie di Steiner? Forse apprezza la teoria steineriana che i vaccini sono dannosi […] o la sua proposta di curare i tumori con il vischio?».

Non solo, come ho già avuto modo di spiegare, le terapie col vischio sono state fondamentali nel mio processo di guarigione, ma col mio orto posso anche confermare che il metodo biodinamico è efficacissimo.

Senza, evidentemente, avere alcuna informazione al riguardo e armato di arroganza scientista il suddetto ha dunque sferrato un attacco complessivo ad una visione del mondo e della salute che non può né deve passare inosservato.

Avrei lasciato volentieri scivolare via le parole di Parisi (in linea col Mattarella-pensiero!) se non avessi percepito nella sua talebana presa di posizione la volontà sempre più diffusa e marcata di imporre una monocoltura della mente: «Le monocolture della mente cancellano la percezione della diversità e la diversità stessa. […] Passare alla diversità come modo di pensare e come contesto in cui agire, libera una molteplicità di scelte», scrive Vandana Shiva (1).

Il vero obiettivo dell’attacco è proprio la volontà di stroncare alla radice ogni possibile molteplicità di scelte, come stiamo verificando più che mai da due anni a questa parte.
Non deve sorprendere se il giorno prima di stralciare la biodinamica dal testo di legge sull’agricoltura biologica la stessa Camera dei deputati ha approvato il DdL che introduce la tutela della biodiversità nella Costituzione – tanto in quella stessa Costituzione si afferma anche che l’Italia ripudia la guerra, no?
E se per i parlamentari la difesa della biodiversità corrisponde all’effettivo ripudio della guerra – considerato che il bilancio della Difesa prevede, per il 2022, circa 26 miliardi di euro – non dobbiamo sorprenderci se alla difesa ipocrita delle biodiversità corrisponde la sempre più feroce imposizione di una monocoltura della mente.

L’attacco è a 360 gradi e va ben oltre la questione vaccini: «Le monocolture si diffondono non perché permettono di produrre di più, ma perché permettono di controllare meglio» (1).
La volontà denigratoria – di Parisi come di altri/e – nei confronti della biodinamica non è che l’ennesimo tassello di un processo autoritario che mira ad annullare definitivamente chi/ciò che non intende allinearsi (o essere funzionale) al pensiero unico, cioè al neoliberismo.

A tutti e tutte costoro non posso che consigliare di andare a zappare, perché soltanto sperimentando dal vivo, anche coltivando un piccolo orto, si è poi in grado di discernere e di parlare in modo appropriato delle cose; tutto il resto è e rimane flatus vocis.

In ultimo, ci tengo molto a ricordare che tutto coloro che usano definire come “magia” certe pratiche e saperi, sono anche i primi che applaudono i bioprospettori inviati dalle multinazionali farmaceutiche in Amazzonia e altri luoghi remoti per saccheggiare le conoscenze tradizionali e tribali sulle erbe curative per poi isolarne i principi attivi e riprodurli sinteticamente in laboratorio ai fini del profitto.

Io sto dalla parte delle streghe! E voi?

Note: (1) V. Shiva, Monocolture della mente. Biodiversità, biotecnologia e agricoltura “scientifica”, Bollati Boringhieri 1995

Oltre la censura

Prima che l’autocensura Rai la faccia sparire anche da youtube, vi consiglio di guardare questa inchiesta. Nulla di soprendente per chi non ha mai creduto alla ‘Banda Bassetti’, ma in qualcun/a altro/a potrebbe suscitare un paio di dubbi…

Per chi poi volesse trovare seri studi scientifici sugli effetti collaterali dei sieri (chiamati furbescamente ‘vaccini’), segnalo questo canale Telegram: https://t.me/studiscientificivaccini

«Non si invochi la libertà per sottrarsi alla guerra»

Il modo migliore per aiutarvi a prevenire una guerra
non è di ripetere le vostre parole e seguire i vostri metodi,
ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi.

Virginia Woolf

Prima ghinea
Il titolo di questo post è un tipico esempio di quella che la psicoanalisi chiamerebbe condensazione.
La frase così com’è, infatti, non è attribuibile a nessuno di preciso. Ma in epoca di “seconda dose” di Mattarella, essa condensa in sé il suo accorato appello al «Dovere, morale e civico, della vaccinazione» con la logica guerrafondaia di quest’uomo – ministro della difesa ai tempi della guerra contro la Jugoslavia (la famosa “Operazione Allied Forces”, ampiamente sostenuta anche dal femminismo mainstream occidentale!).

«Non si invochi la libertà per sottrarsi dalla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui», dichiarava solennemente Mattarella nell’aprile 2021 evidentemente senza alcuna contraddizione col suo attivo e partecipato sostegno ad un’operazione bellica in cui venne bombardata anche la popolazione civile (5mila morti e 10mila feriti serbi, tra militari e civili, secondo i dati Nato riportati dalla rivista della Difesa italiana).

D’altra parte, da mesi ci ammorba un ipnotico ritornello che nulla ha da invidiare a quello che affermò all’epoca Jamie Shea, portavoce della Nato: «C’è sempre un costo per sconfiggere un male. Non è mai gratuito, purtroppo. Ma il costo del fallimento per sconfiggere un grande male è molto più alto».
E allora… VIVA LA GUERRA! Zang-tumb-zang-tuuum tuuumb!!!

Sarà per questo che, tra una dose di siero, l’altra e l’altra ancora, pochi/e si stanno accorgendo del delinearsi di un Afghanistan dentro l’Europa, in cui cui l’Italia ha un ruolo tutt’altro che secondario?
Nulla che debba sorprendere: basti ricordare che, nella primavera del 2020, mentre noi eravamo tenute/i coercitivamente blindate/i nelle nostre case e i militari pattugliavano il territorio italiano, i ‘figliuoli della patria’ erano impegnati proprio in Lettonia (ma tu guarda che coincidenza?!?!!!) con l’esercitazione Nato “Steele Quench”, sicuramente in nome di un intramontabile «Dovere, morale e civico, della guerra» (altra condensazione…).

Seconda ghinea
Alcuni giorni fa, in una lista di compagne nata all’inizio del pandelirio per darci supporto e scambiarci informazioni/riflessioni/spunti, scrivevo delle necessità ed urgenza di uno studio sulla psicologia di chi si è fatto/a vaccinare volontariamente – cioè non sotto coercizione.
Mi piacerebbe infatti capire come sia possibile che milioni di persone che hanno creduto alla menzogna dell’immunizzazione, che si son fatti 2-3 dosi e forse si farebbero anche la quarta malgrado abbiano preso il covid e siano anche, in alcuni casi, finiti in ospedale (ma in questo caso, si sa, si/ti raccontano che avrebbero avuto effetti peggiori senza il ‘vaccino’), continuino tenacemente a credere tanto nella narrazione dominante – e, spesso, anche a criminalizzare chi non si fa vaccinare – quanto alla “non correlazione” tra sieri e crescenti casi di disabilità/morte in ogni fascia di età, malgrado le evidenze…

Mi sconcerta anche il loro reset quotidiano compiuto – volontariamente? inconsciamente? – per non cogliere quel “tutto e il contrario di tutto” che alimenta le giornaliere farneticazioni di virologi&politici superstar e che ormai è degno solo di video-barzellette sui social (che vengono immancabilmente censurate anche se riportano testualmente le loro dichiarazioni).
La risposta l’ho, poi, trovata in un testo di Stefania Consigliere e Cristina Zavaroni sulla Cognizione del terrore; della prima autrice consiglio caldamente anche di leggere (e meditare su) Un’altra idea di salute.

La seconda ghinea, quindi, è per chi non intende lasciarsi lobotomizzare definitivamente e, anziché guardare il festival di Sanremo, preferirà dedicare le prossime serate a letture degne di esser chiamate tali.

Terza ghinea
Lo scorso ottobre avevo dato alcune indicazioni per autodeterminare la prevenzione.
Nel frattempo varie persone a me care si sono trovate costrette all’inoculazione coercitiva del siero per non morire di fame e poter continuare a lavorare – o, addirittura, per poter continuare a cercare lavoro!
Per chi si trovasse nella stessa situazione, ecco qui due protocolli utilizzati per cercare di disintossicarsi quanto più possibile dal siero. Il primo è stato stilato da un medico omoeopata, il secondo è frutto delle ricerche di una studiosa di rimedi naturali.

1 – GALIUM Heel: 5 gocce due volte al giorno per i 5 giorni precedenti la vaccinazione (non il giorno stesso della vaccinazione e il successivo, in cui invece verrà dato Sulphur), e poi per altri 5 giorni iniziando il giorno successivo alla seconda dose di Sulphur.
SULPHUR 30CH: 5 gocce o 3-4 granuli il giorno della vaccinazione, poco prima che venga effettuata e il mattino seguente.
THUJA 30CH: 5 gocce o 3-4 granuli una volta al giorno al mattino a giorni alternati, iniziando 48 ore dopo la seconda dose di Sulphur, per un totale di almeno 6 somministrazioni (nei giorni in cui coincide con la somministrazione di Galium questo verrà dato solo una volta saltando la somministrazione del mattino).
In caso di reazione febbrile è meglio evitare antipiretici.
È importante tenere nota di eventuali reazioni, fenomeni insoliti o alterazioni dello stato di salute successivi alla vaccinazione, anche a distanza di tempo e informarne il medico che vi consiglierà gli opportuni provvedimenti.

2 – Una al giorno di ognuno, dopo i pasti, continua anche prima e dopo seconda dose, lavorando in sinergia non serve seguire i dosaggi prescritti:
NAC 750 (se NAC 750 non si trova, prendi il 600 e poi dividi una capsula in 4 e fai tu il 750)
DESMODIUM
BROMELINA
Zinco e Selenio (servono anche per prevenzione)

Quarta ghinea
La quarta ghinea è la capacità di non perdere la creatività né la voglia di ridere, che fanno tanto bene alle difese immunitarie.

Vi lascio, allora, con una canzoncina e soprattutto con l’invito a moltiplicare le ghinee fino a crearne una tempesta sotto cui seppellire tutti i difensori ipocriti della vita.

Da quasi un secolo abbiamo chiaro, come femministe, che le famose “tre ghinee” non possono bastare, con buona pace di Virginia…

cov.it

Ho attraversato l’esperienza del covid.
A voler credere alla narrazione unica dominante, io dovrei essere in intensiva, se non già in una bara, in quanto paziente oncologica, non vaccinata ed esentata dal siero e pure ultracinquantenne.
E invece sono qui: più vispa che mai, con le energie decuplicate.

Il mio è stato, mi vien da dire, un fast-covid.
Un solo giorno di febbre a 38, che ho accolto come sana reazione del mio sistema immunitario all’attacco del virus.
Niente medicinali allopatici, ma solo rimedi naturali e vitamine – alcuni già li prendevo per prevenzione, altri me li ha indicati ad hoc il mio antroposofo storico.

E che non mi si dica anche questa volta che il mio è stato un miracolo, come mi son già sentita dire rispetto al cancro, perché stavolta mi arrabbio davvero!
Non si chiama miracolo, ma autodeterminazione.

Proviamo, allora, a ragionare sui dati di fatto: mangio bene e sano, non mi imbottisco di medicine allopatiche ma, soprattutto, non sono caduta nel trappolone della paura che cercano di incuterci da due anni in qua e che ha abbassato le difese immunitarie di molte persone.

Ho anche toccato con mano il fatto che nessuno, né il medico di base né la asl che ti manda mail di default dopo l’esito positivo del tampone, mostra alcun interesse rispetto alla nostra salute. Né medico né asl mi hanno mai chiamata per sapere come stessi, se e come mi stessi curando, ecc.
Va benissimo così per una come me che sa autogestirsi – anzi: meglio! – ma ho pensato tanto alle persone sole, magari senza strumenti culturali, magari anziane e/o fiduciose in una medicina che si è sviluppata studiando i corpi morti e non quelli viventi e che ha mandato sul rogo le streghe per liberarsi di pericolose concorrenti.

Ci tartassano di dati sui contagi e sui morti (di covid, ovviamente, le altre morti non contano nulla), rispolverano il dizionario patriarcale del peggior colonizzatore per dare del selvaggio – da civilizzare! – e credulone – da ricondurre alla ‘giusta’ e unica fede! – a chi assume vitamine e medicine naturali e rifiuta il loro ‘magico siero della felicità’ e nel frattempo continuano a far crepare di ‘vigile attesa’ o di abbandono totale.
Tanto poi la colpa la riversano sulla categoria lombrosiana dei no-vax, creata per rinforzare la loro narrazione, dissimulare le loro gravi responsabilità e propinare ad oltranza inutili (ormai lo ammettono anche loro: la nave sta affondando!) sieri transgenici.
Esibiscono come trofei i morti non vaccinati e i ‘no vax’ pentiti, mentre occultano i dati sui morti di vaccino o di malasanità.

Se, quindi, prima di prendere il covid ero profondamente scettica e diffidente rispetto alla narrazione unica di politici e virologi superstar, oggi mi sento di dire apertamente che quella narrazione è davvero frutto di una logica criminale!

Ma siccome non intendo farmi avvelenare da questa gentaglia e dal loro infame sistema di premi e punizioni, voglio riportare altri aspetti positivi della mia esperienza.
Prima di tutto l’importanza del continuo contatto con compagne/i per scambiarci consigli sui protocolli naturali che ciascuna/o aveva adottato e su come riuscire a non spendere troppo per procurarsi quei medicamenti, scambiarci anche consigli sull’alimentazione e al contempo stare vicino a chi si si stava facendo il covid in solitudine e tenerlo/a monitorato/a. Una capacità di autogestione collettiva e di solidarietà – quella vera, non quella che ora dall’alto millantano per cancellare ogni possibilità di scelta individuale – che mi ha scaldato il cuore. Sembrava di esser tornata negli anni ’70!

Insomma, devo dirlo fuori dai denti: per me il covid è stata una bella esperienza!
La febbre mi ha anche aiutata ad espellere le tossine accumulate con la rabbia di questi due anni di pandelirio – non per caso alla febbre è seguito un orzaiolo che se n’è andato dopo tre giorni, liberandomi anche da tutte le schifezze che i miei occhi hanno dovuto vedere e leggere per mesi…

Sia chiaro: se per me è stata una passeggiata, sono anche consapevole che c’è chi sta male, a volte anche tanto male. Ma occorre chiedersi perché questo succeda, se ne vogliamo davvero uscire.

Per questo, lo ripeto, non mi si dica di nuovo che il mio è un miracolo.
Ho dovuto lottare duramente perché mi fosse riconosciuta l’esenzione dal vaccino da parte di medici sconosciuti che, negli hub vaccinali, pretendevano di farmi l’anamnesi per stabilire se io potessi o meno esser vaccinata, malgrado presentassi un esplicito certificato da parte di chi da anni mi accompagna nel percorso di guarigione.
Ho dovuto lottare perché nessuno provasse anche solo lontanamente a toccare il mio sistema immunitario.
Ho dovuto lottare per difendere la mia salute dagli interessi economici del capitale.
Ho dovuto lottare perché uno stato implicato fino al midollo – con tanti altri – nella ricerca bellica sulle armi biologiche, non mi facesse cavia fra le sue cavie.
Ho dovuto lottare e mi sono avvelenata di rabbia, ma non sono retrocessa di un passo.

“Ah, ma che dire dei soggetti fragili? Li dobbiamo lasciar morire?”, chiederà qualche anima bella…
Proprio ieri raccontavo per email la mia esperienza di covid ad alcuni medici antroposofici e stamattina uno di loro mi ha risposto segnalandomi un articolo (in fase, credo, di peer reviewing; qui l’abstract) sull’esperienza col covid di un gruppo di pazienti oncologici che seguono la mia stessa terapia col vischio.

È lampante che non si tratti di miracolo!
L’unico miracolo sarebbe se finalmente queste terapie non convenzionali diventassero alla portata di tutti, venendo riconosciute da un sistema sanitario più attento agli interessi delle multinazionali farmaceutiche che non a quelli dei/delle pazienti – per altro i costi di tale terapie son pure molto più contenuti di quelle allopatiche.
Ma qui abbiamo avuto la signora Lorenzin e ora abbiamo il signor Speranza: c’è poco da sperare!

Non resta che continuare a lottare e ad autodeterminarci se vogliamo davvero vivere e non limitarci a sopravvivere per miracolo… Soprattutto con la consapevolezza che la prossima emergenza – già pronta e confezionata – sarà l’emergenza ambientale, che il capitale ha generato depredando e devastando per secoli il pianeta ma che farà pagare a chi questo pianeta lo abita con rispetto ed empatia.

Autodeterminiamo l’informazione e la prevenzione

Prevenire è meglio che curare, dice un vecchio proverbio quanto mai attuale…

Un buon sistema immunitario è la prima garanzia per il mantenimento della propria salute, soprattutto se capiamo a fondo che il nostro sistema immunitario siamo, in primis, noi stesse e non qualcosa che è altro da noi. Cerchiamo allora di partire dal covid per andare oltre e ritrovare noi stesse e le nostre difese immunitarie.

Non sono medico né operatrice sanitaria e non intendo improvvisarmi ‘esperta’ di alcunché: mi è sufficiente esserlo di me stessa!

Le informazioni che trovate in questo post provengono da saperi, pratiche ed esperienze consolidati (talvolta millenari!) ma censurati, quando non apertamente derisi, dalla narrazione dominante al solo scopo di ingrassare i portafogli delle big pharma e dei loro fedeli servitori.

Di seguito troverete Guarire dalla paura: il racconto di «un’infermiera, che vive in una valle piemontese, e che nell’ultimo anno e mezzo si è spesa senza sosta – insieme a diversi colleghi e colleghe – nel cercare di dare una mano a chi, ammalatosi di covid, si è trovato abbandonato dal servizio sanitario nazionale», e che ha salvato molte persone applicando il protocollo di cura di IppocrateOrg.

Troverete anche il punto di vista di alcune cosiddette medicine non convenzionali.
Chi pensa che si tratti di ciarlatani/e, smetta immediatamente di leggere e vada pure da Burioni & C. E buona fortuna!

Nel sito di Nunatak trovate estratti dal numero 61 che riguardano l’intervista Guarire dalla paura (registrata e trascritta), nonché il “protocollo di prevenzione e cura” stilato da una naturopata e pubblicato sullo stesso numero della rivista.

Consiglio anche la lettura del «Manifesto per la salute, la prevenzione proattiva e una medicina della persona in tempi di Covid-19», stilato dalle principali associazioni di Medicina complementare.

Dalla medicina antroposofica, una riflessione della dott. Maria Luisa Di Summa e un video del dott. Zavattaro.

La metodologia clinica omoeopatica nel covid-19.

L’approccio della medicina ayurvedica, ampiamente utilizzata in India – ma non solo – anche nella prevenzione e cura del covid.

L’approccio della fitoterapia in un articolo del dott. Firenzuoli (del Centro di fitoterapia di un ospedale pubblico, da non credere che non l’abbiano ancora massacrato mediaticamente!!!!) e le indicazioni fitoterapiche per rafforzare il sistema immunitario.

Inutile dire che ciascuna deve scegliere la strada che più le corrisponde, che è inutile inventarsi mescoloni tra i vari approcci – comportamento che è chiaro sintomo di paura – e, soprattutto, che il punto di partenza è la consapevolezza di sé, senza la quale non si va da nessuna parte e si rischia solo di nuocere a noi stesse.

Non dimentichiamoci mai che…

Il testo – che nulla ha a che vedere col covid, ma molto col patriarcato – si può scaricare da qui

NON PASS – La tartaruga e la hybris di Achille

Avrete sicuramente trovato citato oggi nei quotidiani il Vademecum del Gruppo Vaccini dell’Istituto superiore di Sanità contro le fake news sul covid. Una ridda di contraddizioni, a partire da questa: «I vaccini autorizzati contro il Sars-Cov-2 hanno completato tutti i passaggi della sperimentazione necessari per l’autorizzazione all’immissione in commercio senza saltarne alcuno».

Si mettessero almeno d’accordo: come può essere finita una sperimentazione se, come dicono candidamente gli stessi big pharma, fino al 2023 continuerà il monitoraggio degli effetti sui volontari? E, aggiungerei, anche sui non volontari, visto che l’aggiornamento dei bugiardini va di pari passo con i molteplici effetti collaterali che una parte dei vaccinati sta manifestando…

Cito un altro passaggio del Vademecum: «Anche se nelle fasce più giovani il rischio di sviluppare un’infezione sintomatica è minore rispetto agli adulti, è comunque presente. Dall’inizio della pandemia al 17 luglio ad esempio ci sono stati 28 decessi nella fascia di età 0-20 anni».

Quindi 28 bambini/adolescenti morti su quasi 8 milioni del totale di bambini/adolescenti italiani, il che equivale allo 0.00035%.
E consideriamo che soltanto i casi di ‘morte in culla’ in Italia sono circa 300 l’anno!

Ma andiamo avanti… L’ospedale Bambino Gesù di Roma scrive: «Recenti indagini negli Stati Uniti – dove la vaccinazione anti Covid-19 è già molto diffusa – hanno evidenziato la possibilità di un aumento di casi di miocardite e pericardite (infiammazione del muscolo cardiaco e del rivestimento del cuore) dopo la vaccinazione. Questa osservazione riguarda in particolare gli adolescenti maschi e i giovani adulti di oltre 16 anni che hanno ricevuto il vaccino a mRNA (Pfizer-BioNTech o Moderna) […]. Anche un report israeliano ha riferito di 60 casi di miocardite in giovani, prevalentemente maschi, tra i 16 e 24 anni con una frequenza di circa 1 su 6.000. Analogamente, l’EMA ha segnalato 107 casi dopo vaccino Pfizer BioNTech, anche se la frequenza sarebbe di 1 su 175.000 dosi.»

Al di là di queste cifre, c’è un dato di fatto, che il virologo Galli ha spiegato utilizzando il paradosso di Achille e la tartaruga per dire, più o meno, che ci saranno sempre nuove varianti che ‘bucano’ i vaccini.

Eppure le regioni, Toscana in testa, stanno mobilitando i pediatri per una vaccinazione a tappeto nella fascia 12-16. Addirittura «I pediatri effettueranno la chiamata attiva, contattando direttamente le famiglie dei propri giovani assistiti»!

Ma quali sono gli interessi in gioco di cotanta mobilitazione? Lo spiega bene in questa intervista il prof. Garavelli primario di Malattie Infettive a Novara, che non può di certo esser tacciato di complottismo ma che, molto più semplicemente secondo me, non ha interessi né narcisistici né economici né carrieristici a differenza di altri suoi colleghi superstar. Non anticipo nulla e vi consiglio di seguire con attenzione il suo intervento perché dà alcune informazioni interessanti.

Quindi si torna al nodo green pass e all’incaprettamento.

Ma vorrei anche fare un passo ulteriore e arrivare alla radice di tutto il pandelirio che stiamo vivendo: lo stato di emergenza in atto dal 31 gennaio 2020 e periodicamente prorogato. Finché questa situazione non cambierà ne vedremo di tutti i colori e il green pass non è che un aspetto tra i tanti.
Se chi si sta muovendo contro il green pass non si rende conto di ciò e non comincia a ragionare su come rompere con questo stato di emergenza – e anche di guerra, come la presenza del generale Nato Figliuolo è lì a testimoniare – rischia di diventare a sua volta come lo stolto e tracotante Achille che pensa di poter raggiungere la tartaruga…

NON PASS – Dei ricatti e dei pollai

All’incirca un anno fa, in un intervento per il libro collettivo Krisis, scrivevo:
Prima di entrare nel vivo della questione vorrei, dunque, enunciare il mio posizionamento come femminista radicale anticapitalista/materialista, perché è proprio da questo posizionamento che ho osservato e vissuto i dispositivi di potere messi in atto nelle settimane di confinamento forzato.
Con molti di questi dispositivi le donne si confrontano già dall’infanzia e, soprattutto, dall’adolescenza, quando il desiderio di uscire e sperimentarsi si scontra con l’autorità familiare che, in nome del “nostro bene”, ci nega libertà e autodeterminazione – infantilizzandoci, poi, fino alla morte.
A quale bambina/adolescente/donna non è stato detto che il mondo esterno è, per lei, popolato da minacce e pericoli e che in nome del “suo bene” è giusto che stia rinchiusa nelle mura domestiche?
A quale bambina/adolescente/donna ribelle che sceglie di rompere la reclusione nell’alveo familiare, se incappa in una di queste minacce o pericoli non viene detto “Te la sei cercata”?
A quale bambina/adolescente/donna non viene insegnato a mendicare protezione e cercare sicurezza delegando ad altri – immancabilmente uomini – la propria difesa?
[…] Secoli di sperimentazione sulla pelle delle bambine/adolescenti/donne hanno costituito un vero e proprio laboratorio delle forme di sfruttamento, controllo, repressione e reclusione tipiche della modernità capitalista – dalla schiavitù al colonialismo e alle prigioni, dai manicomi ai lager per immigranti. Dispositivi che hanno spianato la strada alla costruzione della paura e alle conseguenti politiche di confinamento coercitivo che hanno caratterizzato il grande esperimento sociale dissimulato sotto il nome di “emergenza covid”
.

Il ricatto è un altro dei dispositivi di potere che bambine/adolescenti/donne vivono immancabilmente sulla propria pelle: ricatti in famiglia (“se non fai la brava…”, “se non fai quello che ti dico…” ecc, ecc.), ricatti – anche sessuali – nei luoghi di lavoro, ricatti nelle relazioni di coppia (“se mi ami, allora devi…”, “se mi lasci ti ammazzo” ecc. ecc.) e chi più ne ha più ne metta.

Quindi, guardando la situazione attuale possiamo tranquillamente dire che non c’è nulla di nuovo sul fronte patriarcale: tutto è già stato ampiamente sperimentato e con grande successo. Non devono sorprendere i ricatti plurimi cui siamo sottoposte/i da mesi, perché essi non sono che l’effetto di feroci attacchi all’autodeterminazione che il sistema patriarcale porta avanti da lungo tempo.
Occorre, inoltre, considerare l’efficacia che hanno i ricatti (e i conseguenti sensi di colpa) in un paese in cui è ancora radicata la cultura cattolica.

Con la scuola hanno raggiunto il top, schiudendo la strada a politiche che verranno applicate in tutti i luoghi di lavoro, a partire dalla pubblica amministrazione.

Fino a qualche giorno fa mi aspettavo – ingenuamente, forse… – che estendessero l’obbligo vaccinale al personale scolastico, dopo averlo imposto a quello sanitario.
Ma poi mi sono resa conto che la logica del ricatto sarebbe stata più funzionale allo scarico delle responsabilità sulle singole e sui singoli: non ti vaccini? a casa senza stipendio e senza la possibilità di ricevere la disoccupazione (tanto ci saranno le/gli iperprecari e ipersfruttati “docenti covid” a tappare magnificamente tutte le falle). È così semplice, no?!?

Lo Stato evita in tal modo il rischio di dover risarcire chi soffre gli effetti collaterali dei vaccini, magari anche lasciandoci la pelle, e preferisce farlo accollare a ciascuno/a attraverso il consenso informato, così se ci lasci la salute o la vita son fatti tuoi, perché vaccinarti è stata una tua scelta. Costringere proprio attraverso i ricatti è funzionale a questa deresponsabilizzazione istituzionale.

Qui potete guardare la conferenza stampa del CdM di ieri sera. Consiglio di ascoltare attentamente le parole del ministro Bianchi dal min. 5.06 al min. 5.26 (l’intero suo intervento va dal min 3.52 al min 9.56).
Testuale: […] è raccomandato il rispetto di una distanza di sicurezza interpersonale di un metro, salvo le condizioni strutturali e logistiche degli edifici che lo consentono – cioè, come ha detto il Comitato tecnico scientifico, distanziamento là dove è possibile […].

«Là dove è possibile»: quindi le classi pollaio rimangono, in quanto non sono considerate un problema prioritario…
Eppure, come ricorda Anief, ogni 35 metri quadrati ci dovrebbero essere 14 studenti e un/una insegnante. Credo sia il sogno di qualunque docente di ogni ordine e grado, ma è, appunto, un sogno.

Poco più di un anno fa, nelle “Proposte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per le linee guida relative alla riapertura delle scuole” (cioè per il famoso “Piano scuola”) potevamo leggere: Nel primo punto di quelle proposte viene indicato in 2 metri quadrati lo spazio individuale per studente, ulteriormente precisato (in riferimento al DM 18/12/1975) in 1,80 mq/alunno per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado, e in 1,90 mq/alunno per gli istituti di secondaria di II grado. Viene precisato anche che la distanza interpersonale tra il docente e i banchi prossimi alla cattedra dovrà essere di almeno 2 metri. […] Primo esempio: aula di scuola secondaria di I grado con queste dimensioni: larghezza m. 5,6, lunghezza 6,8, pari a mq 38,08 lordi, cioè 28,8 mq utili (detratti i 10 mq di rispetto (a). A 1,80 mq per alunno, la capienza massima è pari a 15,6, arrotondati a 16 alunni. Secondo esempio: aula di scuola secondaria di II grado: larghezza m. 5 e lunghezza m. 8, pari a 40 mq lordi, cioè 30 mq utili per gli alunni (detratti i 10 mq di rispetto (a). A 1,90 mq per studente, la capienza massima è pari a 15,8 arrotondato a 16 alunni.

Alla riapertura delle scuole lo scorso settembre abbiamo trovato il solito pollaio e lo ritroveremo anche quest’anno, col beneplacito del Cts e dei principali sindacati della scuola. Il “ritorno in presenza” e le “regole di sicurezza” di cui si vantava ieri sera il ministro non saranno altro che un ritorno al pollaio.

Chissà, forse gli espertissimi del Cts contano sul crescente abbandono scolastico, che con l'”emergenza covid” ha visto una crescita incredibile in termini percentuali: Circa un minore su quattro è considerato a rischio dispersione. Stiamo parlando del 25% come dato su base nazionale che diventa uno su 3 al sud Italia, dove la situazione è molto più grave, afferma Anief (Per approfondire si veda anche l’indagine Ipsos per Save the Children I giovani al tempo del coronavirus).

Che fare?
In attesa di uno sciopero generale ad oltranza della scuola – che forse non avverrà mai – si apre la strada dei ricorsi al Tar, esattamente come per i sanitari. Con la speranza che intanto non si smetta di scendere in piazza…

A chi fosse interessata/o segnalo la chat su telegram del Coordinamento nazionale – Petizione scuola prof. Granara.

Daniele Granara, professore di diritto costituzionale e avvocato, ha già presentato ricorsi collettivi del personale sanitario in diverse regioni italiane e questa volta si rivolge al personale scolastico docente e non docente, alle/gli studenti maggiorenni e a tutte/i coloro che abbiano a che fare direttamente o indirettamente col mondo della scuola e siano contrari alle ‘misure anticovid’ varate in questi giorni dal governo.

Oggi, 6 agosto, verso le 20 ci sarà un live proprio con l’avv. Granara – il link verrà dato poco prima del collegamento nella chat indicata al link sopra.

Foto di classe nell’era covid (unica differenza rispetto a prima: i ‘dispositivi anticontagio’ del prof)

NON PASS!

NON PASS! è una piccola rubrica di resistenza che inauguro oggi in questo mio sito come riposta alla pagliacciata del cosiddetto ‘green pass’ (e ti pareva che non gli dessero un nome in inglese…) che, a ben guardare, di green non ha proprio nulla.

Mai come in questo momento l’Italia e la Francia sembrano due mondi paralleli: qui una sinistra (moooolto spesso anche quella centrosocialara) completamente asservita alle Big Pharma e agli embedded tace e acconsente acriticamente a qualunque ordine, là invece pensano ad uno sciopero generale….

Però qualcosina si muove anche sulla scuola, alcuni genitori cominciano a non poterne più e denunciano “indebite pressioni su genitori e alunni”.

Chi, come me, è irreversibilmente nauseata dalla propaganda e dalle menzogne di regime (qui i dati sui vaccinati contagiati) finalmente avrà occasione di ascoltare una voce critica seria – Luc Montagnier – che sarà a Firenze il 12 agosto e interverrà in diretta streaming (se facebook non lo censura…). Montagnier è stato fra i primi a dire che il covid era un virus creato in laboratorio ma, soprattutto, è tra i pochi a rivelare che i vaccini stanno creando le varianti.

Nell’attesa, vi invito a fare questo gioco che ha inventato una geniale compagna… Buon divertimento!

Non Pass – No Pasaran!

Autodeterminazione!

Il mainstream non ha potuto censurare, come invece sta facendo da tempo con le voci di autorevoli non embedded, la dichiarazione del guru degli esperti embedded, Fauci:
«La variante Delta del coronavirus può contagiare anche le persone che sono state vaccinate e queste possono a loro volta trasmettere il virus ad altri. […] I dati sulla mutazione che abbiamo a disposizione oggi mostrano che il livello di infezione nelle mucose in una persona vaccinata è lo stesso di quello in una persona non vaccinata».

L’unica differenza, secondo il guru, sarebbe che in chi è vaccinato il rischio che la malattia si manifesti in forma grave è più basso: «È estremamente raro che una persona vaccinata, se pur contagiata, finisca in ospedale».

Quindi la si faccia finita una volta per tutte con le fake news sull’immunità data dal vaccino (quello che è accaduto a Bolzano parla da sé) e la televisione smetta di pubblicare i dati sui vaccinati presentandoli come dati sugli “immunizzati”.
Ma soprattutto la si smetta di colpevolizzare chi, per le più svariate ragioni, non si è vaccinato/a.

Che ciascuno/a si informi e scelga liberamente se vaccinarsi o meno, se accollarsi gli eventuali effetti dei vaccini o gli eventuali, ma non scontati, effetti di un’influenza che potrebbe anche non prendere.

L’autodeterminazione, su cui si fondano le scelte consapevoli, non può che rafforzare i nostri sistemi immunitari.