Stare in piedi, senza abbassare lo sguardo

Dal Kurdistan alla Valsusa, le esperienze delle donne in lotta si intrecciano, si confrontano e danno vita a nuovi percorsi, liberandosi, innanzitutto, dalla “falsa idea di libertà”.

Invito all’ascolto dell’approfondimento di RadioCane su Kurdistan e questione di genere: una lotta di liberazione, nonché alla lettura/ascolto della dichiarazione di Chiara sotto processo – con Mattia, Niccolò e Claudio – con l’accusa di “terrorismo” per aver voluto gettare  “un granello di sabbia nell’ingranaggio di un progresso il cui unico effetto è l’incessante distruzione del pianeta in cui viviamo”.

Un importante tassello per un percorso postvittimista da costruire giorno per giorno.

Postvittimismo ed esperienza trans

Quarantacinque anni fa Sylvia Rivera e tante/i altre/i reagirono con determinazione all’oppressione poliziesca, sociale e di genere dando vita alla rivolta di Stonewall, che rappresentò un momento di rottura radicale anche nei confronti dei dispositivi vittimizzanti.

Come scrivevamo nel 2007 io e Paolo Pedote, nella Premessa di We Will Survive!:

Sono passati quasi quarant’anni dalla rivolta esplosa nella notte
tra il 27 e il 28 giugno 1969 a New York quando trans, lesbiche
e gay si ribellarono all’ennesima irruzione della polizia all’interno
dello Stonewall Inn. Era allora in vigore negli USA una legge che
obbligava ad indossare almeno tre indumenti «consoni» al sesso
anagrafico. Azioni repressive come quella guidata dall’ispettore
Seymour Pine erano all’ordine del giorno: i poliziotti arrivavano
all’improvviso nei locali noti come punti d’incontro «omosessuali»,
le luci si accendevano, le persone presenti venivano separate in
gruppi a seconda del sesso anagrafico e portate al commissariato –
dove venivano poi rinchiuse e picchiate e dove spesso lesbiche e
trans venivano anche stuprate.
Stonewall segna un punto di non ritorno: quella volta la polizia
non ebbe la meglio e la rivolta proseguì nei giorni successivi, crescendo
d’intensità e coinvolgendo altri settori di movimento. […]

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Una brutta abitudine: dire la verità…

Quando ci fu la fuoruscita del triclorofenolo di diossina dall’Icmesa di Seveso, il 10 luglio 1976, la notizia venne tenuta nascosta per una settimana. In quell’arco di tempo, i bambini e le bambine continuarono a giocare nei giardini lì intorno, mentre le madri cucinavano i conigli e i polli allevati in cortile, con contorno di verdure dell’orto.

All’epoca abitavo in un piccolo paese limitrofo a Seveso e ricordo, nei mesi successivi, i controlli – a mia madre chiedevano come stessero i nostri gatti… – e le paure; poi, in men che non si dica, la vita riprese come prima e dove c’era l’Icmesa venne creato il “Bosco delle querce”, vennero dato dei risarcimenti e tutto fu messo a tacere. Dicevano solo che, passando sulla superstrada lì davanti, era bene tenere chiusi i finestrini. Negli anni che seguirono, in tutta quella zona i casi di cancro si decuplicarono, ma il tempo trascorso rendeva difficile collegare i fatti tra loro…
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Come uno zoccolo negli ingranaggi del patriarcato

[…] Il capitalismo assume le differenze fisiche e psicologiche che nel medioevo contrassegnavano l’uomo e la donna, e le approfondisce in corrispondenza al differenziarsi delle funzioni economiche e sociali a cui vengono destinati. […] la separazione tra produzione e riproduzione permette al capitale sia di riprodurre la forza lavoro solo in quanto direttamente produttiva sia di introdurre profonde divisioni all’interno del proletariato che garantiscono un maggior controllo su di esso.
La differenziazione tra personalità maschile e femminile, o potremo dire l’accumulazione delle differenze tra i sessi, è uno dei terreni su cui più apertamente si esplica l’iniziativa capitalistica nella sua prima fase storica. Che cosa si intende per differenziazione tra personalità femminile e maschile? Si tratta di una selezione all’interno delle capèacità lavorative per cui si separano quelle idonee al lavoro di produzione da quelle idonee alla riproduzione e si condensano le prime negli uomini e le seconde nelle donne. Nell’uomo si reprime ciò che sarà destinato ad essere esclusivamente femminile, nelle donne ciò che sarà esclusivamente maschile, mentre in entrambi si sviluppano le doti che più gli competono. Mai, dunque, come nella società capitalistica, l’uomo è stato tanto maschio e la donna tanto femminaContinue reading