Per una genealogia del razzismo italiano

Punto 7 del "Manifesto del Razzismo Italiano" (1938)

Punto 7 del “Manifesto del Razzismo Italiano” (1938)

In seguito alla recentissima ripubblicazione di Difendere la “razza”, ho ricevuto svariati inviti a presentare il libro in giro per l’Italia.
Sicuramente una presentazione con commento dal vivo delle immagini d’epoca – come uso fare –  è molto efficace, ma siccome non sarà possibile andare ovunque, ho pensato che fosse il momento giusto per pubblicare in video questo percorso iconografico sulla costruzione della “razza italiana” nell’epoca coloniale – liberale e fascista – e sulle intersezioni tra genere e “razza” nella storia del razzismo italiano, nonché dei loro effetti sul presente.

Da tempo avevo in cantiere questo progetto e mi fa piacere poter dare l’opportunità di approfondire tali tematiche a tutte/i coloro che hanno letto  e apprezzato il mio lavoro di ricerca – dato che nel libro manca questa parte iconografica –  così come a chi non l’ha ancora letto.

Ringrazio la Libreria Calusca, l’Archivio Primo Moroni e il Centro sociale Cox18 di Milano per averne organizzata (e registrata!) la presentazione il 21 ottobre scorso.
Un ringraziamento particolare va, poi, a Miriam Canzi, che è intervenuta all’iniziativa presentando il percorso curato da Alessandra Ferrini Archive as Method (Resistant Archives) (2018), di cui ha fatto parte come studente, relativo ai materiali del disperso Centro di Documentazione Frantz Fanon, e il più ampio progetto AMNISTIA. Colonialità italiana tra cinema, critica e arte contemporanea.
Gli audio del contributo di Miriam e del dibattito seguito alla presentazione si possono trovare nel sito web di Cox18.

Mi scuso per eventuali imperfezioni nel montaggio, ma era prima volta che usavo questo tipo di programmi. Sono comunque certa che tali imperfezioni non penalizzeranno l’originalità della mia lettura  e l’attualità dei contenuti.

Buona visione!

Parte I

Parte II

Parte III

Decolonizziamo l’immaginario, una volta per tutte!

Lo scorso 22 aprile è apparso su Repubblica un articolo dal titolo Eritrea, due generazioni di “meticci” con sangue italiano senza riconoscimento di paternità. L’autore, Vittorio Longhi, sostiene che “la mancata ammissione di paternità in Eritrea ha delle ragioni in parte storiche”. “In parte”?!? Ma è mai possibile che, dopo vari decenni che ricercatori e ricercatrici lavorano per far emergere le infinite porcherie e responsabilità del colonialismo italiano nel Corno d’Africa, ancora si debbano leggere affermazioni di questo genere?
Lo si vuole dire, una volta per tutte, che per coartare la forza-lavoro maschile nelle colonie sia l’Italia liberale che quella fascista hanno legittimato lo sfruttamento sessuale e domestico delle donne del Corno d’Africa? Lo si vuole dire che il “meticciato” è, nella stragrande maggioranza dei casi, l’effetto diretto di questo duplice sfruttamento quando non degli stupri coloniali col marchio tricolore?

Non bastasse questo, il titolo dell’articolo si richiama al biologismo più becero nominando il “sangue italiano”. Come se esistesse un “sangue italiano”!

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