Per ricordare l’Angelo della storia

Ieri abbiamo perso uno dei più importanti intellettuali e storici del Novecento: Angelo Del Boca.

Con il suo rigoroso – e monumentale! – lavoro di ricerca ha rimesso sui suoi piedi la storia dell’Italia coloniale e fascista, svelandone omissioni, rimozioni e mistificazioni che ancora oggi sovrabbondano nei testi scolastici e nelle narrazioni dominanti:

[…] Ma le responsabilità di questi modesti o autorevoli gregari sono insignificanti rispetto a quelle di Mussolini nel suo rapporto con l’Africa. Si tratta di un Mussolini quasi ignoto in Italia, appena sfiorato dallo stesso Renzo De Felice, generalmente trascurato anche dagli storici stranieri, contro il quale non è stata ancora neppure formulata un’istruttoria. Ma questo Mussolini è ben noto in Africa, dovunque i suoi ordini hanno significato violenze e stermini: dal Gebel cirenaico alle montagne lunari della Migiurtinia, dalle strade di Addis Abeba alla città conventuale di Debrà Libanòs. Se l’Africa avesse potuto pretendere una propria Norimberga, se avesse avuto tanta forza da poter istituire processi per i delitti di lesa Africa, questo Mussolini africano non si sarebbe salvato. […] (da Italiani, brava gente?, 2005)

A lui la parola…

Fra gli interventi che oggi lo ricordano segnalo in particolare quello di A. D’Orsi su Micromega; vi invito anche a leggere una intervista pubblicata l’anno scorso sul Manifesto.

Dedicato a chi immagina “un mondo di padroni benevoli”

Ringrazio di cuore Silvia Baraldini per avermi segnalato lo scritto di Caroline Randall Williams You Want a Confederate Monument? My Body Is a Confederate Monument. Una potente riflessione sulla consuetudine di stuprare le schiave negli Stati Uniti e sulla manipolazione della memoria storica, il cui incipit – «Ho la pelle color stupro» – toglie il respiro.

Leggendolo mi ritornava alla mente Amatissima di Toni Morrison, ma pensavo anche ai nostrani apologeti del colonialismo che ripetono all’infinito la menzogna degli “italiani brava gente” e che difendono la memoria di Indro Montanelli. Montanelli era andato in Africa, secondo le sue stesse parole, «non a cercar “colore”, ma a cercarvi una coscienza di uomo», e quella coscienza se l’è costruita – e l’ha costruita all’Italia intera – partecipando a stermini, “comprando” e stuprando una giovanissima colonizzata, guidando poi per decenni il gruppo dei negazionisti sull’uso di armi chimiche nella guerra d’Etiopia. Soltanto nel 1996, infatti, quel crimine di guerra sarebbe stato ammesso dal ministro della Difesa in risposta ad alcune interrogazioni parlamentari.

Rammento ai suddetti apologeti che Montanelli ringraziava Mussolini scrivendo «Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora» [*].

Abbattere le statue non è sufficiente se al contempo non si riscrive la storia!

A proposito: questa è un’immagine dello sgombero, avvenuto nella primavera del 2009, del residence Leonardo da Vinci di Bruzzano (nei pressi di Milano), occupato da profughi eritrei. Vi ricorda qualcosa?

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[*] Su queste infami porcherie di Montanelli e sulla polemica con Del Boca sull’uso delle armi chimiche si vedano i libri di Angelo Del Boca Italiani, brava gente? (Neri Pozza Editore, 2005), in particolare le pagg 191, 197-198 e I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d’Etiopia (Editori Riuniti, 1996), pagg 28-48

Decolonizziamo l’immaginario, una volta per tutte!

Lo scorso 22 aprile è apparso su Repubblica un articolo dal titolo Eritrea, due generazioni di “meticci” con sangue italiano senza riconoscimento di paternità. L’autore, Vittorio Longhi, sostiene che “la mancata ammissione di paternità in Eritrea ha delle ragioni in parte storiche”. “In parte”?!? Ma è mai possibile che, dopo vari decenni che ricercatori e ricercatrici lavorano per far emergere le infinite porcherie e responsabilità del colonialismo italiano nel Corno d’Africa, ancora si debbano leggere affermazioni di questo genere?
Lo si vuole dire, una volta per tutte, che per coartare la forza-lavoro maschile nelle colonie sia l’Italia liberale che quella fascista hanno legittimato lo sfruttamento sessuale e domestico delle donne del Corno d’Africa? Lo si vuole dire che il “meticciato” è, nella stragrande maggioranza dei casi, l’effetto diretto di questo duplice sfruttamento quando non degli stupri coloniali col marchio tricolore?

Non bastasse questo, il titolo dell’articolo si richiama al biologismo più becero nominando il “sangue italiano”. Come se esistesse un “sangue italiano”!

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