Il capitalismo non è mai sostenibile!

La sostenibilità richiede la protezione di tutte le specie e di tutte le genti e il riconoscimento che specie differenti e genti differenti giocano un ruolo essenziale nel mantenimento degli ecosistemi e dei processi ecologici […]. Tanto più l’umanità continua sulla strada della non sostenibilità, quanto più diventa intollerante verso le altre specie e cieca verso il loro ruolo fondamentale per la nostra sopravvivenza. Vandana Shiva

Se nella ‘fase 1’ ci hanno ammorbate&blindate col pretesto della ‘nostra salute’, per la ‘fase (che) 2 (ovaie!)’ e successive il capitale-Hexenmeister ha già pronte le sue armi propagandistiche sulle magnifiche sorti e progressive per tutelare noi e il pianeta che abitiamo: le energie rinnovabili.

Nulla di nuovo, sia chiaro. Dalla ‘rivoluzione verde’ – che «non è stata né verde, né rivoluzionaria, bensì un piano per colonizzare i sistemi agricoli e alimentari dell’India, che ha provocato una grave crisi idrica» – al greenwashing non c’è soluzione di continuità.

Madre Terra, una delle “telalchemiche” di Salvatore Carbone

Il capitalismo sostenibile, ossimoro che nulla ha da invidiare alla ‘guerra umanitaria’, è l’inganno in cui continuano a cadere tanti ‘gretini’.

Perché il capitalismo si fonda sul mal(e)development – di cui ho scritto già brevemente, tempo fa – «ovvero uno sviluppo privo del principio femminile, conservativo, ecologico», «ridotto ad una continuazione del processo di colonizzazione». Uno sviluppo fondato su «categorie patriarcali che interpretano la distruzione come “produzione” e la rigenerazione della vita come “passività”» (*).

Soltanto il femminismo radicale e anticapitalista/materialista è capace, secondo me, di uno sguardo bifocale e postvittimista che comprenda gli stretti nessi tra violenza contro le donne e violenza contro la terra, per opporsi con determinazione allo stato di cose presente e ai suoi sviluppi devastanti.

Per cominciare a trasformare la ‘fase 2’ in ‘fase 2 occhi che finalmente si liberano dalle fette di salame’, consiglio la visione di Planet of the Humans (ringrazio la cara Miky ‘de Belfast’, che me l’ha segnalato).

(*) Vandana Shiva, Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, 1993 [poi ripubblicato da Utet, nel 2004, col titolo Terra madre. Sopravvivere allo sviluppo]