Ciao Sere!

Nella tarda serata del 3 marzo è morta Serena – amica, compagna, sorella, complice…

Le parole si inceppano non appena cerco di esprimere l’incommensurabile dolore che provo e che tocca la parte di me più intima e profonda, la sorgente della vita e della forza.
Posso solo ritrarla con alcuni aggettivi che delineano i tratti caratteriali che più me l’hanno fatta amare in questi oltre due decenni di intensa relazione fatta di grandi condivisioni, ma non priva di asperità.

Immediata e complessa – il confronto con lei era sempre pulito, onesto, era relazione vera con una complessità in continuo divenire sempre libera da ogni ‘dover essere’.
Caparbia – ostinata e tenace nel più profondo senso del termine.
Autodeterminata – per tutta la sua vita e fino all’ultimo momento ha difeso con le unghie e coi denti la propria autodeterminazione, lasciandoci un’eredità preziosa da custodire con cura.
Ironica e autoironica – profondamente dissacratoria, guardava il mondo da una prospettiva critica femminista e cercava ininterrottamente di trasformare l’esistente.
Umile – non ha mai mirato al protagonismo quanto, invece, all’efficacia e alla condivisione di pensieri e pratiche femministe.
Curiosa – sempre pronta a misurarsi con nuovi stimoli per crescere e a mettere in discussione i propri, eventuali, pregiudizi.

“Teniamoci strette”, “Respiriamo insieme”: queste alcune delle frasi scambiate con le compagne a me più care per lenire il dolore della sua perdita e darci forza.

Mi mancheranno le sue risate, quando arricciava il naso con sguardo monello e al contempo consapevole e ricco di esperienza. Ma più di tutto mi mancherà il suo continuo, amoroso pungolo dialettico che accompagnava con affetto ciascuna nel proprio divenire donna.

Né io né lei abbiamo mai avuto un carattere facile o accomodante, ma abbiamo saputo fare di questo non un limite ma un punto di forza per nutrirci a vicenda: sempre pronte a discutere anche animatamente, accoglievamo le reciproche – talvolta assai aspre – critiche, consapevoli che l’amore, la stima e la voglia di cambiare il mondo ‘a partire da sé’ non sarebbero mai venuti meno. E così è stato.

Delle tante foto che ho con lei, una in particolare rappresenta la nostra relazione: io e Sere che camminiamo discorrendo nel deserto. L’ha scattata Antonio, suo compagno di vita, con il quale era venuta a trovarmi in Eritrea nel 2002, dove mi trovavo per la ricerca sulla storia coloniale italiana.

In questa immagine ritrovo la vicinanza tra noi nel deserto da cui a volte ci siamo sentite circondate, incompatibili con un femminismo sempre più ridotto a coperta calda e rassicurante – dunque, sempre meno conflittuale.

Con la sua morte si chiude, per me, un’epoca in cui l’etica si incarnava davvero nelle relazioni e nelle pratiche femministe e non, invece, negli echi distorti di rivoluzioni lontane…

Ciao Sere, vola leggera tra le stelle, accompagnata dal nostro amore e dalla poesia che Betty ha composto per te:

Pioveva all’improvviso
e mi veniva da pensare
a Serena nell’universo immenso
con il suo spirito libero
e finalmente senza limiti
e la pioggia sembrava le lacrime
che Serena stava piangendo
per noi che siamo rimasti
a soffrire per la sua partenza.
Lacrime per noi
che sentiamo la sua assenza.
(Betty Gilmore – March 5, 2019)