Percorsi abolizionisti

«Questo libro l’ho scritto con rabbia. L’ho scritto tra il 1974 e il 1979 (anno in cui fu pubblicato) come contrappunto ideologico alla legislazione sull’emergenza. Volevo documentare quanto fosse equivoco fingere di voler salvare lo Stato di Diritto trasformandolo in Stato di polizia; e dimostrare che opporre la violenza legale a quella illegale era un antico vizio italiano che non era mai riuscito a nascondere la fondamentale intolleranza – mascherata sotto il nome di difesa della religione, della patria, delle istituzioni democratiche, ecc. – che nel metodo inquisitorio aveva sempre trovato il mezzo più opportuno per concretarsi nell’effettività. Da lì il perdurante medioevo giuridico in cui ancora oggi viviamo; e cioè: la mancanza di habeas corpus; la possibilità di essere arrestati per un semplice sospetto (chiamato anche indizio), e la regola di esser giudicati sempre non dai propri pari, ma da un giudice-professionista (un tempo in tonaca, oggi togato); l’obbligo per l’imputato di dimostrare la propria innocenza (vale a dire l’inversione dell’onere della prova); l’istruttoria scritta e segreta, senza contraddittorio; la segregazione cellulare e la tortura per costringere a confessarsi colpevole dei reati imputati; la possibilità di condannare non basandosi sulle prove ma sul “libero convincimento” dell’inquisitore; l’irresponsabilità totale del pubblico ministero e degli altri inquirenti per qualunque loro iniziativa giudiziaria; il nessun conto in cui da allora è sempre stato tenuto l’avvocato, ed infine la mancanza di qualsiasi diritto, soprattutto da parte degli accusati di lesa maestà divina od umana (vale a dire dei reati di eresia o di quelli contro la “personalità dello Stato”)».

Con queste parole – molto attuali! – Italo Mereu presentava, nel 1988, la riedizione di Storia dell’intolleranza in Europa.
Sarò sempre grata a Luciano Parinetto di averlo fatto conoscere a tanti/e studenti che, come me, frequentavano i suoi corsi!

L’ipocrisia benpensante nasconde, ancora oggi, dietro un “Sì, ma…” la propria avversione ad ogni ipotesi abolizionista e, quindi, la propria complicità col secolare sistema inquisitorio e repressivo di cui scriveva Mereu.
La stessa gestione politica del pandelirio-covid si è appoggiata su quel sistema, rafforzandolo e moltiplicandone a dismisura il numero dei complici e degli asserviti.

Angela Davis da tempo ci dice che i muri abbattuti diventano ponti. Per questo occorre allargare la crepa che si è aperta di recente nella dominante cultura forcaiola, fino allo sgretolamento di quella cultura e, soprattutto, dei muri che innalza e difende.
È un’occasione che non possiamo perdere, dopo decenni di silenzi omertosi su ricatti (anche sessuali), mattanze, agonie e suicidi nei luoghi di reclusione.

Come diceva un vecchio ma intramontabile slogan, per abolire il carcere è necessario, prima di tutto, liberarsi dalla necessità del carcere.

A chi volesse approfondire le ipotesi abolizioniste, propongo la lettura di Il carcere immateriale, di Ermanno Gallo e Vincenzo Ruggiero (che potete scaricare qui).

Troppo presto dimenticato e ovviamente sconosciuto alle giovani generazioni, è un testo che stimola riflessioni e, soprattutto, fornisce un’ottima bibliografia utile a scardinare il paradigma culturale dominante e l’ignavia che lo supporta.

Buona lettura!

“KRISIS – Corpi, confino e conflitto”. Un libro per non farci cogliere di nuovo impreparate/i

Nel sito di Catartica Edizioni è possibile leggere la scheda e prenotare copie del testo KRISIS. Corpi, Confino e Conflitto. Si tratta di una pubblicazione collettiva a cui abbiamo partecipato anche io ed Elisabetta Teghil con un intervento ‘a quattro mani’ dal titolo «Riflessioni femministe sull’epidemia del nostro tempo: l’assoggettamento volontario».

Dalla quarta di copertina: Tutte le fragilità emerse nella primavera del 2020 intorno al Covid-19 necessitano di un’analisi critica.
Il disastroso collasso ecologico, il terrore dettato dal disciplinamento politico e mediatico, il conseguente distanziamento sociale, la dissoluzione del corpo collettivo di cui il lato medico-sociale è solo una delle tante peculiarità, fanno capire che quello che è avvenuto è molto di più di un’epidemia e determinerà irreversibilmente l’intero XXI secolo.
Questo libro, focalizzandosi sui corpi e il loro confino, non racconta solo il presente ma anche il futuro, le sue radici e i conflitti possibili
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La pubblicazione è attualmente in stampa e sarà disponibile a partire dal 28 luglio. Per eventuali presentazioni potete scrivermi alla mail del sito o contattare l’editore.

Per una genealogia del razzismo italiano

Punto 7 del "Manifesto del Razzismo Italiano" (1938)

Punto 7 del “Manifesto del Razzismo Italiano” (1938)

In seguito alla recentissima ripubblicazione di Difendere la “razza”, ho ricevuto svariati inviti a presentare il libro in giro per l’Italia.
Sicuramente una presentazione con commento dal vivo delle immagini d’epoca – come uso fare –  è molto efficace, ma siccome non sarà possibile andare ovunque, ho pensato che fosse il momento giusto per pubblicare in video questo percorso iconografico sulla costruzione della “razza italiana” nell’epoca coloniale – liberale e fascista – e sulle intersezioni tra genere e “razza” nella storia del razzismo italiano, nonché dei loro effetti sul presente.

Da tempo avevo in cantiere questo progetto e mi fa piacere poter dare l’opportunità di approfondire tali tematiche a tutte/i coloro che hanno letto  e apprezzato il mio lavoro di ricerca – dato che nel libro manca questa parte iconografica –  così come a chi non l’ha ancora letto.

Ringrazio la Libreria Calusca, l’Archivio Primo Moroni e il Centro sociale Cox18 di Milano per averne organizzata (e registrata!) la presentazione il 21 ottobre scorso.
Un ringraziamento particolare va, poi, a Miriam Canzi, che è intervenuta all’iniziativa presentando il percorso curato da Alessandra Ferrini Archive as Method (Resistant Archives) (2018), di cui ha fatto parte come studente, relativo ai materiali del disperso Centro di Documentazione Frantz Fanon, e il più ampio progetto AMNISTIA. Colonialità italiana tra cinema, critica e arte contemporanea.
Gli audio del contributo di Miriam e del dibattito seguito alla presentazione si possono trovare nel sito web di Cox18.

Mi scuso per eventuali imperfezioni nel montaggio, ma era prima volta che usavo questo tipo di programmi. Sono comunque certa che tali imperfezioni non penalizzeranno l’originalità della mia lettura  e l’attualità dei contenuti.

Buona visione!

Parte I

Parte II

Parte III

Sulle tracce di Georges Lapassade

Ho ricevuto oggi con grande piacere la notizia della pubblicazione del video documentario su Georges Lapassade, Où passa Lapassade.

Ne consiglio la visione sia a chi lo ha letto o conosciuto, sia a chi non ne ha mai sentito parlare. Oltre a scoprire una modalità di ricerca radicalmente antiaccademica e antibaronale, vi troverete spunti importanti per ragionare sul presente, sia che si parli di pratiche autogestionarie, sia che si parli di smantellamento dei dispositivi razzisti, sia per tutti gli altri stimoli che ognuna/o di voi ci troverà.

Chi volesse acquistare il video o avere info, faccia riferimento a Rose Marie Bouvet: rose-marie.bouvet@wanadoo.fr

Rose Marie presenta il documentario con queste sintetiche parole: Le film : un road-movie qui parcourt les objets de recherche de Georges, ses rencontres, ses influences,
un film qui peut aussi constituer une vulgarisation auprès des étudiants/professionnels en formation, sur des notions telles que l’analyse institutionnelle, l’autogestion pédagogique, la transe, la dissociation…
un film qui peut montrer l’intérêt de Georges Lapassade pour la jeunesse et les phénomènes éducatifs, la transmission…
En espérant que ce film vous intéresse et soit utile dans votre travail d’enseignement, formation, recherche. Au nom de l’équipe du film et en mémoire de Luc, mon co-réalisateur, je vous souhaite un bon moment avec ce film. Un DVD est disponible (15 euros). Si vous êtes intéressé(e) (s) (es), merci de m’indiquer une adresse postale. Ce DVD pourra être utilisé pour des projections pédagogiques (non commerciales).
Et bien évidemment, nous sommes intéressés(es), Patrick Boumard (le narrateur du film) et l’équipe du film, pour participer à des projections-débats, si vous avez le projet d’en organiser…
Bon film!
Rose-Marie Bouvet

Per chi volesse approfondire, segnalo Neotenia-Neoetnia, intervista che gli avevo fatto nei primi anni ’90, una sua breve biografia che avevo scritto in quell’epoca e poi pubblicato in occasione della sua morte, nel 2008, nonché il mio L’utopia nel corpo. Oltre le gabbie identitarie, molteplicità in divenire, dove sono raccolti alcuni capitoli della mia tesi di laurea dal titolo L’utopia nel corpo. Neotenia e società nell’opera di Georges Lapassade, e di cui Georges stesso era stato fra i correlatori (relatore era, ovviamente, Luciano Parinetto).

Corpo è rivoluzione!

Interrompo, con un’intervista rilasciata a RadioCane, questi mesi di mio silenzio “pubblico”, dovuto alla necessità di concentrarmi su alcune profonde trasformazioni che riguardano la mia esistenza.

In quest’epoca di nauseante normalizzazione, molto probabilmente si leverà alto il coro delle rane aristofanee ascoltando queste mie parole.

filosofie-parinetto-corpo-rivoluzione-marxLascio dunque, parinettianamente, ai propri Brekekekex koax koax chi ha scelto di accomodarsi nella miseria dell’esistente, e ringrazio tutte/i coloro che, a 15 anni dalla morte di Luciano Parinetto, lo hanno voluto ricordare con me e con Gian Andrea Franchi, riempiendo lo spazio di Cox18 di intelligenza, emozioni, desideri e utopia.

Vai su RadioCane per ascoltare l’intervista.

Qui potete scaricare il pdf della mia postfazione alla riedizione di Corpo e rivoluzione in Marx, mentre qui potete ascoltare il podcast della presentazione in Cox18.